VINO BARRICATO: COSA VUOL DIRE?
Dai vini bianchi ai vini rossi, fino ai novelli e ai passiti, le varietà vinicole che popolano il panorama enologico mondiale sono non solo numerose, ma anche variegate. Tra queste, si distingue una particolare tipologia basata su uno specifico processo di fermentazione ed affinamento del vino: stiamo parlando del vino barricato.
Il termine “barricato” deriva dal francese barrique, con cui si indica una botte in legno di piccola dimensione utilizzata per la preparazione di vini e distillati come la grappa. In genere la botte impiegata per il “metodo barricato” ha una capienza di circa 225 litri ed è realizzata con doghe di rovere stagionato all’interno della quale, il vino viene lasciato invecchiare lentamente.
COSA SONO LE BARRIQUE
L’uso del legno nella conservazione e produzione del vino ha origini molto antiche: infatti, sin dai tempi dei Babilonesi e dei Greci venivano adoperate botti in legno come contenitori del vino, essendo particolarmente adatte a “sopportare” lo stress di un viaggio, oltre che ad essere più facilmente trasportabili. In seguito, quando vennero scoperti i vantaggi del contatto tra legno e vino non solo sul gusto ma anche sul colore, al primo utilizzo prettamente logistico se ne affiancò un secondo legati alla lavorazione delle uve.
Da allora, soprattutto negli ultimi decenni, le tradizionali botti in legno di varie decine di ettolitri, hanno ceduto il posto alle più moderne barrique che si differenziano per tipo di legno e dimensione. La più utilizzata è la barrique bordolese, dalla capienza di 225 litri, in genere ottenuta da doghe in legno di rovere francese: queste sono lasciate “stagionare” alle intemperie del clima per un periodo compreso tra i 2 e i 5 anni e, in seguito, assemblate fino ad assumere la tradizionale forma ovale della botte. Durante questa fase di assemblaggio della barrique, viene eseguita la cosiddetta tostatura delle doghe dall’interno, mediante l’utilizzo di fiamma viva: si tratta di un processo che comporta alcune trasformazioni nella composizione del legno che influiranno sulle qualità organolettiche del vino, conferendogli una particolare fragranza speziata e leggermente vanigliata.
Un’altra tipologia di barrique molto diffusa tra gli enologi è quella borgognona, in grado di contenere circa 228 litri di vino o distillato. A differenza della precedente, la botte borgognona è prodotta con legno di quercia americana, particolarmente apprezzata per il retrogusto intenso ed aromatizzato che rilascia nel vino.
COME VIENE PRODOTTO IL VINO BARRICATO
Per produrre un vino barricato – bianco o rosso che sia – la prima cosa da fare è procurarsi una barrique di una delle due tipologie di cui si è parlato in precedenza. I due elementi fondamentali che caratterizzano la produzione del vino barricato sono da una parte il legno che rilascia dei composti aromatici che ricordano le spezie e la vaniglia, e dall’altra l’ossigeno che, penetrando nei pori del legno, svolge un processo di ossidazione che rende il vino ancora più pregiato. È opportuno precisare che le barrique possono essere utilizzate per un periodo massimo di tre anni oltre i quali è difficile ottenere una vinificazione sufficiente e un prodotto che rechi, grazie al contatto con le doghe trattate, un gusto intenso e una tonalità cromatica più decisa.
In Italia vengono prodotti diversi vini barricati: tra i bianchi si segnalano il Piemonte D.O.C. Chardonnay, un vino che al palato si presenta molto dolce, con un retrogusto di banana e vaniglia. Perfetto da abbinare con secondi piatti a base di carne bianca, la temperatura di servizio del Piemonte D.O.C. Chardonnay è abbastanza fredda, aggirandosi intorno ai 12°C.
Per quanto riguarda i vini rossi barricati, impossibile non menzionare il Raboso Barricato, che all’olfatto presenta note di cioccolato e liquirizia ed è l’ideale se servito ad una temperatura di 20°C abbinato con carni rosse, brasato e anatra. Tuttavia, la vera punta di diamante del metodo barricato è il vino Amarone. Questo vino è prodotto con uve a bacca nera nella zona del veronese e si presenta con un colore rosso rubino intenso che, col tempo, assume riflessi tendenti all’arancio e al mattonato. All’olfatto ha un profumo speziato, con sentori di noce, frutti di bosco e ciliegia che possono assumere anche un aroma che ricorda la liquirizia e l’anice. Il suo gusto è robusto, secco e pieno, ma al contempo vellutato ed equilibrato, con il classico retrogusto amarognolo che caratterizza questo vino inimitabile. Perfetto se servito ad una temperatura compresa tra i 14° e i 16°C, l’Amarone si sposa magnificamente sia con primi piatti, come lasagne e ragù alla bolognese, sia con secondi a base di carne, come brasato e stufato, ma risulta anche particolarmente indicato come accompagnamento a taglieri di salumi e formaggi stagionati come l’Asiago d’Alpeggio e il Pecorino di Moliterno.